lunedì 18 ottobre 2010

A SCUOLA DI DEMOCRAZIA

Qualche giorno fa a Torino si è tenuta l'ennesima manifestazione contro la riforma scolastica attuata dal Ministro Gelmini. Senza rientrare di nuovo nei dettagli del decreto, occorre fare alcune doverose considerazioni.

Premesso che siamo stati tutti adolescenti con una forte avversione all'edificio scolastico, sembra che oggi le cose procedano lungo percorsi davvero singolari.

Prima di tutto vediamo professori e studenti dalla stessa parte dei cortei: i primi per difendere il proprio stipendio e quella che sempre più sta diventando una casta di intoccabili; gli altri per difendere il proprio futuro, così dicono, ma in realtà per perdere un po' di lezioni e passare qualche ora in compagnia.... Buon divertimento!

Già, di divertimento si tratta, perché dopo aver strumentalizzato i bambini delle elementari per opporsi al governo, ora il sinistro mondo dell'opposizione cerca seguaci tra i ragazzi che per saltare una lezione sono disposti a sfilare in piazza senza neanche sapere il motivo. Per non parlare dei centri sociali che partecipano ai cortei per abitudine anche se scuola, lavoro e famiglia sono istituzioni per loro quasi sconosciute. Sarei proprio curioso di vedere quanti di loro hanno letto il decreto, con tutte le successive modificazioni, o quanti sanno che alla Camera si stanno ancora apportando modifiche, oppure quanti sanno realmente dove saranno i cambiamenti rispetto alla precedente realtà scolastica e universitaria. La risposta più concreta che ho avuto chiedendo a dei ragazzi cosa non piacesse loro della riforma è stata "vorrei vedere te che cosa avresti fatto con sei ore da sessanta minuti ogni giorno!". Chissà se si rendono conto che un lavoratore qualsiasi ne lavora otto senza tante proteste… e chissà se i professori dall'alto del loro titolo sanno che un operaio medio guadagna meno di loro lavorando il doppio delle ore…

Probabilmente nessuno si è posto domande prima di scendere in piazza e direi che nessuno lo ha fatto neanche dopo, altrimenti si sarebbero accorti di quanta incoerenza ci fosse nelle loro azioni.

Guardando i registri delle scuole quel giorno risultano parecchi assenti, è vero, molti per i motivi già analizzati, ma c'è anche chi a scuola voleva entrare e gli è stato impedito. In altre parole in nome del diritto di protestare si è bellamente negato il diritto di frequentare le lezioni a chi di protestare non ne aveva intenzione.

Evidentemente nel loro modo di vedere la politica è giusto che in uno stato civile, sviluppato e democratico si possa impedire ad altri di frequentare la scuola pur di accreditare una protesta parziale e poco chiara persino per chi l'ha promossa. Il concetto di "libertà" che molti partiti dell'uno e dell'altro schieramento fanno proprio, addirittura nel nome, significa per loro essere liberi di costringere il prossimo. Una visione davvero bizzarra della libertà.

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