È stato il presidente Roberto Cota ad aprire, mercoledì 12 gennaio a Palazzo Lascaris, la seduta straordinaria del Consiglio regionale dedicata alla riforma sanitaria. «Con la minoranza auspico un dialogo costruttivo - ha sostenuto Cota -, ma se vuole fare un’opposizione sterile faccia pure. Noi andremo avanti con la battaglia contro i baronati. Ci sono primariati che hanno meno di dieci posti letto. Non servono a curare la gente, ma solo per dare un posto al primario. A noi interessa invece razionalizzare le risorse e curare la gente». Nel suo intervento, Cota ha ricordato che «negli ultimi 15 anni la spesa sanitaria in Piemonte è triplicata, mentre nelle altre Regioni é solo raddoppiata. Oggi ha raggiunto l’82% dell’intero bilancio della Regione. Se non si interviene oggi razionalizzando e tagliando gli sprechi, domani non saremo in grado di garantire i servizi. Questi non sono tagli, sono razionalizzazioni». Difendendo gli accorpamenti previsti, il presidente ha sottolineato che «le Asl non vengono chiuse e la riforma prevede un meccanismo nuovo di messa in rete degli ospedali. Quelli piccoli non vengono chiusi, ma inseriti in una rete dove si individua chiaramente chi fa che cosa. Il piccolo ospedale non potrà fare un intervento complesso, perché una sanità sicura richiede che certi tipi di interventi avvengano in strutture e sotto primari che esaminano un certo numero di casi all’anno. Se un medico vede tre patologie oncologiche all’anno, il suo standard non è sicuro». Il presidente ha quindi affermato: «Ci saranno quindi sei grandi reti ospedaliere, più una Asl per ogni provincia tranne Torino, che ne avrà quattro. Tutto questo servirà per due obiettivi: tagliare gli sprechi facendo in modo che la spesa sanitaria non vada fuori controllo e migliorare l’efficienza dei servizi».
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