Se non si dovesse fare la TAV ci sarebbe una penale altissima da pagare,
pari quasi alla metà dei costi complessivi dell’opera. In sostanza, l’Italia sarebbe costretta a pagare
per l’abbandono del progetto dell’alta velocità ferroviaria 1,6 miliardi . Cifra che va confrontata con
i 2,8 miliardi dei costi che dovrà sostenere complessivamente nei prossimi
dieci anni per realizzare l’opera; si tratta del 34,7% del totale, con la
restante parte divisa fra Francia (25,3%) e Unione Europea (40%).
Inoltre occorre tenere presente che l’opera porta con se circa 2000 posti
di lavoro ed apre il corridoio occidentale delle Alpi. L’alternativa, oltre ad i
costi, è data dal fatto di rimanere per i prossimi 100 anni con un opera che
risale circa al 1800 cioè la galleria che unisce oggi l’Italia alla Francia. Interrompere
il progetto ovviamente farebbe come minimo chiedere alla Francia, nei confronti
dell’Italia, il risarcimento per quanto già sborsato dai cugini d’oltralpe per opere
collegate alla Tav che, perderebbero ragion d’essere, in mancanza del tunnel! L’importanza dell’opera, comunque, prevarica le motivazioni economiche negative legate ad una eventuale rinuncia al progetto. Adesso
la campagna elettorale è finita ma i problemi sono ancora tutti sul tappeto
e la priorità assoluta per le nostre
famiglie è la sopravvivenza economica. Appare quindi a dir poco grottesco che
si voglia abbandonare la possibilità di portare un po’ di lavoro in una Valle
che, anche a causa delle proteste (spesso portate avanti da persone che poco
hanno a che fare con la Val Susa ) ha perso l’attrazione turistica di un tempo
con pesanti ricadute economiche. I verdi francesi, pur manifestando
preoccupazione per l’opera “titanica” , hanno infine convenuto che fondamentale
sarà il controllo dei lavori in corso d’opera, inoltre, occorre dirlo è ancora
possibile portare piccole modifiche mantenendo ovviamente invariato il
percorso. Questo penso che sia il modo migliore di affrontare la cosa, non abbassare la guardia sui controlli, ma non alzare le barricate sulla realizzazione. .
Claudio Broglio
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