“Celebriamo - aveva esordito - il 150° anniversario della proclamazione del Regno d’Italia, perché il processo di unificazione si è sviluppato negli anni seguenti. In quel periodo a Torino si viveva l’atmosfera elettrica dei grandi eventi, con i parlamentari che arrivavano dai diversi territori, e c’era grande curiosità. Un’atmosfera che non si respirava il 21 e 22 settembre 1864, quando il trasferimento della capitale a Firenze provocò l’eccidio di piazza San Carlo”.
Cota ha continuato precisando che “la perdita del ruolo di capitale innescò un processo storico che ha depotenziato il Piemonte e che è coinciso con il centralismo e la tendenza ad accentrare a Roma molte funzioni” ed ha messo in evidenza che “in quegli anni l’opzione federalista non era sconosciuta, anzi era sul tappeto. Nel 1848 il Risorgimento era guidato da Carlo Cattaneo e Daniele Manin, che incarnavano il federalismo. Lo stesso Cavour aveva più volte manifestato disagio verso un’opzione centralista che non considerava l’identità e l’autonomia dei territori: a Plombieres ipotizzo tre realtà federate e Minghetti, persona a lui vicina, presentò in Parlamento progetti di legge che contenevano una forma molto marcata di decentramento amministrativo per dare autonomia ai territorio preunitari”.
“Poi il federalismo perse - ha proseguito il presidente - ma l’idea di valorizzare l’identità dei territori continuava a covare sotto la cenere. Ricordo don Sturzo e il suo amore per le amministrazioni locali, Norberto Bobbio che nel 1945 pubblicò gli “Stati Uniti d’Italia” di Cattaneo. Colgo anche i tratti sviluppati da Piero Calamandrei in Assemblea costituente e il fatto che la Costituzione inglobò aspetti importanti del pensiero autonomista, perché diede alle Regioni competenze importanti. Prevalse però il centralismo e la Costituzione rimase inattuata in molti aspetti e l’autonomia regionale fu avviata in forma restrittiva. La riforma costituzionale del 2001 introdusse elementi di novità con luci e ombre, non chiarendo bene le competenze”.
Cota ha quindi messo in risalto che “l’idea federalista, grazie all’apporto del movimento cui appartengo, è diventata sempre più patrimonio del dibattito politico ed oggi il 150° coincide con l’approvazione finale del federalismo fiscale. Per realizzare il federalismo è necessaria l’autonomia fiscale, che permette di attribuire ai territori le risorse per attuare politiche nell’interesse dei cittadini”.
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