Egregio Signor Sindaco di Torino Sergio Chiamparino,
ho letto su LA STAMPA del 11/02/2011 l’intervista da lei concessa al giornalista Gramellini, che con la chiusa finale le dà un consiglio sfottente da classico giornalista di sinistra con la testa piena di pregiudizi.
Senta signor Sindaco, io ho 78 anni, e quindi la sua generazione di giovani comunisti la conosco molto bene: i più infervorati finivano per fare i sindacalisti come lei,ed il vostro porvi non era quello di lavorare, ma di parlare del lavoro degli altri, cosa molto meno pesante. Continuando nel discorso, per voi giovani comunisti, il paradiso era l’URSS, e mi ricordo molto bene che nelle partite calcistiche, quando la vostra stella era contro l’Italia, il vostro entusiasmo ed il vostro cuore era per la squadra del “sole dell’avvenire”. Poi, con il tramonto del comunismo, voi maestri del trasformismo, vi siete riciclati in pseudo democratici, anche perché la “cadrega” và tenuta stretta e non bisogna mollarla per nessun motivo, essendo sempre valido il principio secondo cui:“tengo famiglia e lavorare stanca”; pensi un po’, siete anche riusciti a diventare gli alfieri del tricolore ma questo, lo dovete riconoscere, è grazie alla Lega Nord, per la quale, avendo dei dubbi sul DNA del comune denominatore della popolazione italiana, c’è la convinzione che esista lo Stato italiano ma non la nazione italiana. Voi ex e post per contraddizione avete saltato il fosso e vi siete uniti agli ex fascisti e all’alta borghesia radical-chic e massonica per inneggiare a questa nauseante retorica, non sentita, festa dei 150 anni.
Se la maggioranza del popolo del nord non sente dentro di sé questa esaltazione unitaria, un motivo ci sarà. Il motivo è che il cosiddetto Risorgimento è stato la più grande bufala degli ultimi 500 anni, voluto principalmente da una minoranza legata alla monarchia sabauda alla quale non interessava la nazione italiana ma lo Stato sabaudo e la conferma è che il re Vittorio Emanuele ha mantenuto la dicitura di 2° per confermare che era il regno sardo che si allargava e non un’altra nazione che nasceva. L’altro raggruppamento che lo volle era repubblicano ed agiva con Mazzini, che aveva come motto di tutta la sua azione politica: “armiamoci e partite”, e così mandò allo sbaraglio migliaia di ingenui che credevano in lui e nelle sue improvvisazioni. Gli ultimi rappresentanti dei cosiddetti padri della patria Cavour e Garibaldi sono da giudicare in modo differente, in quanto il primo voleva non l’unità della penisola ma tre macro Stati indipendenti ma confederati tra loro e con un presidente che poteva essere Pio IX, ma purtroppo è morto troppo presto e non sappiamo come avrebbe agito in seguito all’atto di forza garibaldino. Per quanto riguarda infine Garibaldi, il più esaltato e glorificato tra tutti, per me è solo il più grande avventuriero del XIX secolo, e mi chiedo come abbia fatto a mantenersi prima lui e poi tutta la sua famiglia, cosa che rimane un mistero mai chiarito (ma le cose misteriose sono poi quelle più facili da smontare); nelle Americhe il nostro eroe ha combattuto non per ideali, ma dove vedeva più convenienza, non sottraendosi dal fare anche il ladro di cavalli, cosa che gli costò il taglio dell’orecchio destro, motivo forse principale dei suoi capelli lunghi. In quanto all’impresa dei mille, tutto quell’eroismo e genialità militare, è bene si dica come è d’uso tra noi piemontesi “cala cala”, poiché se gli alti ufficiali borbonici non si fossero venduti, ed in primis il generale Landi comandante della piazza siciliana, la marina da guerra britannica non avesse favorito lo sbarco ed infine i servizi segreti sardi non avessero comprato la mafia, col cavolo i mille sarebbero sbarcati e avanzati di cento metri, ma avrebbero certamente fatto la fine dei predecessori mazziniani a Sapri, dove vennero tutti massacrati.
Se c’è qualcosa che i Torinesi vogliono ricordare è il massacro del 1864 in piazza San Carlo quando il re scappò di notte per Firenze ed alla popolazione che protestava per il trasferimento della capitale fu risposto sparando e facendo centinaia di morti; questi sono i veri eroi che lei Sindaco di Torino deve glorificare, ma non l’ha mai fatto. Il difetto di noi piemontesi è che non sappiamo lamentarci, il nostro DNA non è mediterraneo e teatrante, e questo spiega la peculiarità della nazione, poiché pur appartenendo allo stesso Stato, non esiste un unico popolo ma esistono tanti diversi popoli e tradizioni.
Voi ex e post non lo potete capire, perché le vostre radici le avete bruciate sull’altare del falso buonismo che è la regola numero uno del vostro riciclaggio e fingendo di non capire che così facendo rinnegate noi e non favorite loro. In tutto il mondo la sinistra è per il localismo, qui no! Perché? Perché siete stati preceduti da un movimento politico nuovo e dalla sinistra sempre dileggiato dove è confluita gente di ogni idea politica, ma unita nel credo dell’amore per la propria terra, mentre purtroppo voi non avete più nessun ideale e vi siete rifugiati nell’universalismo che è la distruzione della nostra civiltà.
Signor Chiamparino rilegga la storia, non quella insegnata negli ultimi centocinquant’anni, scritta dai vincitori, ma quella imparziale, che se cerca vedrà che la trova; leggendola capirà che il suo attuale pensiero, sicuramente in buona fede, è sbagliatissimo, ed il tempo ci darà ragione e sicuramente i nostri figli vedranno il cambiamento.
Mi creda: le scrivo con il cuore, perché il suo sentirsi torinese che crede al Risorgimento ed al plebiscito di massa mi lascia deluso, poiché è bene che lei si ricordi che il famoso plebiscito ha coinvolto non più del 2% della popolazione,e questo per me si chiama truffa.
Distinti saluti,
Gianni Ghio
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