giovedì 5 luglio 2012

LA MACROREGIONE ALPINA

I furori calcistici - nei quali un malinteso e posticcio sentimento di unità nazionale ha riversato  molti italiani davanti ai televisori sino al risveglio spagnolo, hanno finito per occultare i recenti fatti rilevanti per la vita economica e politica dell’area alpina: la Macroregione Alpina.

Il 29 giugno a Bad Ragaz - San Gallo (Svizzera) si è tenuta la firma di un patto per la realizzazione di una macroregione delle “Regioni” alpine d’Europa, appartenenti a Francia, Italia, Svizzera, Austria e Germania (con una popolazione coinvolta di circa 70 milioni di abitanti.), nel dettaglio oltre al Piemonte ne fanno parte Lombardia, Veneto, Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Bolzano, Trentino, Rhône-Alpes, Provenza-Alpi-Costa Azzurra, Franca Contea, Baden-Württemberg, Baviera, Vorarlberg, Salisburgo, San Gallo, Grigioni, Ticino, Tirolo, Svitto e Vallese. I governatori delle Regioni dell’arco alpino hanno partecipato al completo per posare il primo mattone di questo progetto di respiro “transnazionale” che è stato considerato “un passo storico e sta a dimostrare che, sessant'anni dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, le Regioni che si affacciavano su uno dei fronti più terribili oggi si incontrano a riprova che le Alpi non dividono ma uniscono”.

L’audace risoluzione composta da nove punti che è uscita dalla conferenza di Bad Ragaz - San Gallo, invita i governi nazionali delle Regioni coinvolte  “ a promuovere l’elaborazione di una strategia macroregionale europea per le Alpi” , nell’ambito del principio del “multi-level governante” e di sussidiarietà (concetti molto cari agli studiosi di politica pubblica, dagli anni settanta a questa parte) . In altre parole, viene data particolare enfasi alla collaborazione tra le istituzioni comunitarie, gli Stati e le Regioni, con un alto grado di concertazione, nei settori economici che abbracciano temi fondamentali come; Turismo, energia, agricoltura, traffico transalpino, risorse idriche, cultura.

E’ evidente, quindi, che l’area alpina non potrà che trarre vantaggi da questa strategia di collaborazione prolungata, data la qualità e la peculiarità della sua economia.

L’auspicio comune ai sottoscrittori di questo progetto è che la collaborazione superi la mera finalità economica e realizzi un formidabile “collante” delle comunità alpine, viste dal basso, ciascuna con la rispettiva identità. Non si tratta di un’utopia, perché progetti del genere già operano in diverse aree d’Europa; l’area del Danubio e del Mar Baltico possono insegnarci molto a tale proposito.

Certamente siamo ai blocchi di partenza, ma le idee e i margini di implementazione di questa “alleanza” sono vasti ed interessanti. Del resto, occorre dirlo, queste realtà geografiche insieme rappresentano il motore economico dell’Europa stessa e quindi un peso contrattuale elevatissimo, e sappiamo che spesso nella Storia entità che si ritrovavano vicine sul piano economico hanno finito per condividere lo stesso destino politico. Nulla vieta di ragionare – e sono già avviati progetti di studio in tale direzione - su scenari interessanti come ad esempio prevedere per questa area una moneta diversa da quella in circolazione oggi in queste realtà, perché come diceva già anni fa Gianfranco Miglio; Costituzionalista e politologo nella sua ferma difesa del diritto di autodeterminazione dei popoli “ Qualsiasi cosa si può fare se il popolo lo vuole!”

Nessun commento:

Posta un commento