“Apprendiamo dai giornali che l’assessora all’Islam Ilda Curti già freme per realizzare il sogno di colonizzare ogni quartiere cittadino con una moschea. Visto che la moschea di via Urbino, su cui pende un nostro ricorso al Tar che siamo convinti ci darà ragione, non sarà sufficiente. Sappia l’assessora, che oggi s’è inginocchiata assieme ai sui amici musulmani, che mai, in nessun caso, Torino verrà islamizzata come lei sogna. Il progetto di aprire una moschea in ogni quartiere ci vedrà sempre contrari e dovrà passare dalla Sala Rossa prima di essere realizzato. L’unico vero “asse del nord” della sinistra, che tanto hanno invocato Fassino e Pisapia, ha evidentemente la forma a mezzaluna di un “asse islamico” che non porta alcun vantaggio ai cittadini torinesi, a quelli milanesi o del Nord, ma favorisce solo la comunità musulmana. Purtroppo si sta avverando sempre di più quello che la Lega aveva anticipato in un famoso manifesto, in cui un nostro anziano pensionato si trovava a fare la coda dal dottore, inesorabilmente ultimo dietro a zingari, islamici, tagliagole e quant’altri.
Se l’assessora Curti, invece di badare all’urbanistica cittadina che in questi anni ha generato centinaia di varianti e cementificazioni spropositate senza un briciolo di riqualificazione, tiene tanto a diffondere la fede di Maometto, che si metta il burqa e vada alla Mecca”.
Così il capogruppo della Lega Nord, Mario Carossa, ha commentato quanto riportato oggi dagli organi di informazione sulla possibilità di costruire nuovi luoghi di culto islamici in Torino per favorire la crescita della comunità a essi collegata.
“Già con la preghiera del Ramadan di oggi a Parco Dora – ha aggiunto Carossa assieme ai consiglieri del Carroccio in Comune, Roberto Carbonero e Fabrizio Ricca – abbiamo assistito alla necessità di un dispiegamento di forze di polizia municipale e a una paralisi del traffico che prelude a quello che potrebbe accadere ogni venerdì in via Urbino se la moschea verrà realizzata. I cittadini devono sapere che questa Amministrazione, invece di pensare a ripianare i debiti che i loro compagni di partito hanno contratto, pare interessata solo a difendere le presunte necessità di alcune comunità di stranieri. Viene da chiedersi quanto sia costata al Comune questa preghiera di fine Ramadan, vista la necessità di schierare la polizia municipale e le forze dell’ordine, e a chi verranno accollati questi costi. E se il digiuno il prossimo anno saranno costretti a farlo i torinesi dovendo pagare i debiti che gli amministratori di sinistra hanno contratto, anche finanziando ogni tipo di iniziativa a sostegno di zingari e islamici, e che stanno trascinando Torino sull’orlo del fallimento”.