"Inutile negarlo, si tratta di una manovra pesante ed è difficile dare giudizi sui singoli aspetti. Una cosa è certa: il mondo è cambiato e non possiamo che prenderne atto. Serve responsabilità da parte di tutti. Per quanto mi riguarda in questi giorni mi sono battuto per evitare che l’anticipazione della manovra avesse conseguenze sulla spesa sanitaria. Ho spiegato che il Piemonte, alle prese con un piano di rientro e una riforma sanitaria impostata, non avrebbe sopportato nuove riduzioni dei trasferimenti. Da questo punto di vista il risultato è positivo”: è quanto ha dichiarato il presidente della Regione, Roberto Cota, commentando in un’intervista pubblicata su “La Stampa” del 13 agosto i contenuti della manovra anticrisi approvata il giorno prima dal Governo.
Nella stessa intervista, Cota ha chiarito che “il mondo è cambiato ed è anche cambiato il concetto di spesa pubblica. La Regione dà servizi e non può essere più considerata un centro di potere che distribuisce risorse. Le nostre priorità sono la sanità, i servizi sociali, i trasporti, il lavoro e le politiche di sostegno alle imprese. Non penso ad interventi sulla leva fiscale: faremo risparmi e taglieremo gli sprechi così come abbiamo iniziato a fare con la sanità”.
Secondo il presidente, “la vera svolta arriverà quando entrerà in funzione il federalismo fiscale, che la manovra non mette in discussione e che è l’unico strumento che ogni singola Regione avrà in mano per fare scelte autonome. E questo permetterà di evitare che le Regioni si diano, e diano battaglia al Governo, per limitare i tagli”.
Riguardo alla riduzione dei costi della politica, nell’intervista Cota ricorda di aver chiesto al Governo di dare con decisione un segnale approvando questo anticipo di manovra”, che in Piemonte è stato l’unico presidente a portare da da 14 a 12 il numero degli assessori ed annuncia che chiederà al Consiglio regionale “di avviare, nella sua autonomia, un ragionamento sulla possibilità di ridurre il costo di funzionamento dei gruppi regionali. Un primo livello di approfondimento è necessario farlo sui consiglieri iscritti ad un partito politico ma che poi in Consiglio non aderiscono al gruppo collegato ma ne formano uno autonomo e indipendente con un proprio bilancio e personale proprio. Una scelta incomprensibile e costosa, che a pagare sono i piemontesi”.
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