La nuova Imposta municipale (Imu) colpisce anche la prima casa. E già questo metterà in difficoltà tantissime famiglie del Nord (in Padania le abitazioni sono registrate...). Inoltre la norma risulta stravolta rispetto a quanto previsto nella riforma federalista. Ai Comuni viene concessa una tassa locale, ma metà delle entrate se le frega lo Stato. E se un Comune volesse abbassare l’aliquota base ai propri cittadini, non calerebbe quanto dovuto all’erario statale: in pratica sarebbe il Comune a pagare l’Imu a Roma, per una quota che potrebbe arrivare all’80% della cifra riscossa.
Dal punto di vista economico l’imposta rivista dal governo Monti provocherà un aumento di tassazione immobiliare mai raggiunto prima e maggiore perfino dell’odiata Isi (Imposta straordinaria immobiliare).
L’aspetto più grave è tuttavia il rovesciamento della logica federalista. Ora infatti, al contrario della riforma messa a punto dal Governo precedente e diversamente da quanto avviene nei Paesi europei più avanzati come Germania e Svizzera, la manovra non è più di stimolo agli amministratori locali per reclamare maggiore autonomia (allo scopo di ottenere entrate supplementari per le loro comunità), ma impone loro di rastrellare altro denaro da inviare a Roma.
Pertanto, con questa rivisitazione, i principi del federalismo cedono il passo a una revisione centralista di gestione delle risorse pubbliche, che finirà inevitabilmente per deresponsabilizzare sia gli enti locali - depotenziati di qualsiasi leva - che l’amministrazione centrale, impegnata solo ad assicurare maggiori entrate allo Stato.
Viene quindi snaturata l’imposta federalista, che prevedeva un legame diretto fra tassazione e territorio e che avrebbe consentito ai Comuni di godere di una maggiore autonomia finanziaria, per sviluppare servizi e misurare la capacità degli amministratori locali.
Tratto da: http://www.leganord.org/leganordflash/2012/Flash77.pdf
Dal punto di vista economico l’imposta rivista dal governo Monti provocherà un aumento di tassazione immobiliare mai raggiunto prima e maggiore perfino dell’odiata Isi (Imposta straordinaria immobiliare).
L’aspetto più grave è tuttavia il rovesciamento della logica federalista. Ora infatti, al contrario della riforma messa a punto dal Governo precedente e diversamente da quanto avviene nei Paesi europei più avanzati come Germania e Svizzera, la manovra non è più di stimolo agli amministratori locali per reclamare maggiore autonomia (allo scopo di ottenere entrate supplementari per le loro comunità), ma impone loro di rastrellare altro denaro da inviare a Roma.
Pertanto, con questa rivisitazione, i principi del federalismo cedono il passo a una revisione centralista di gestione delle risorse pubbliche, che finirà inevitabilmente per deresponsabilizzare sia gli enti locali - depotenziati di qualsiasi leva - che l’amministrazione centrale, impegnata solo ad assicurare maggiori entrate allo Stato.
Viene quindi snaturata l’imposta federalista, che prevedeva un legame diretto fra tassazione e territorio e che avrebbe consentito ai Comuni di godere di una maggiore autonomia finanziaria, per sviluppare servizi e misurare la capacità degli amministratori locali.
Tratto da: http://www.leganord.org/leganordflash/2012/Flash77.pdf
Nessun commento:
Posta un commento